20.02.2025
ACCUMULO DI ANIMALI
L’accumulo di animali è un fenomeno in costante aumento, eppure ancora poco conosciuto, ancor meno compreso e soprattutto sottovalutato, se non banalizzato.
Eppure si tratta di una patologia vera e propria, le cui ripercussioni possono rivelarsi estremamente pericolose, sia per gli umani sia per gli animali che ne sono coinvolti.
La società intera in quanto collettività dovrebbe farsene carico, sia a livello di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sia a livello istituzionale, coordinando le diverse interdisciplinarità coinvolte, tra comuni, servizi veterinari e d’igiene, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, polizia e organismi di tutela degli animali.
Ma di cosa si tratta esattamente?
In generale, il disturbo di accumulo si caratterizza dalla difficoltà di separarsi dai propri beni (continuando per contro ad accumularne di nuovi), al punto da arrivare a congestionare tutti gli spazi vitali.
Alla base ci sono vari tipi di disturbi psichici, che vanno dall’ansia alla fobia, dalla depressione fino alla schizofrenia e ai disturbi ossessivi compulsivi.
Quando riguarda gli animali si aggiunge spesso il senso di avere la missione di salvarli, mentre in realtà dietro ci sono il bisogno di possesso e controllo, di sicurezza e costanza dei rapporti affettivi e di rafforzamento identitario, in cui l’animale viene caricato di un ruolo enorme nella costruzione dell’immagine di sé e del proprio valore.
La relazione, come potete ben immaginare, è completamente sbilanciata e la persona non riesce più a distinguere la realtà da ciò che vuole credere, in un processo di negazione autoalimentante: ai suoi occhi gli animali che ha “salvato” non possono aver bisogno di nient’altro oltre al suo amore; non possono che stare bene con lui.
Vedere e ammettere che invece non è così sarebbe una ferita troppo profonda da sopportare.
La realtà è infatti molto più tragica: velocemente il numero degli animali si moltiplica ben oltre la capacità dell’accumulatore di fornire loro le seppur minime condizioni di sopravvivenza: gli animali sono trascurati, malati, magri, lasciati senza alcuna cura veterinaria, senza controllo delle nascite, spesso senza nemmeno delle cassette igieniche dove eliminare in condizioni igienico sanitarie, di stress e di sofferenza, terribili.
Questa patologia colpisce più frequentemente le donne e le persone anziane; spesso si tratta di disoccupati, anche se non è raro trovare persone con un livello di istruzione elevato, insospettabili, che vivono praticamente una doppia vita, tra immagine che danno di sé nella società e quella che invece hanno in casa.
Prima che si arrivi ad intervenire purtroppo passano anni e, anche qualora si riesca a farlo, la presa in carica è incerta, tentennante, inadeguata.
E il rischio di recidiva altissimo.
Gli animali che riescono a sfuggire da questi inferni non sempre hanno la fortuna di trovare una seconda chance; le conseguenze fisiche e comportamentali a volte sono troppo importanti e permanenti.
E la società, ancora una volta, impreparata.
Chi si occuperà del recupero di queste creature sfortunate?
Chi si occuperà di seguire e di monitorare l’accumulatore?
Chi si occuperà di fare in modo che degenerazioni come queste non possano più accadere?