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18.12.2023

MICI E I CLASSICI MALINTESI UMANI

Ebbene sì, tra gatti ed esseri umani possono crearsi delle incomprensioni.
L’avreste mai pensato?
Siamo così abituati a vedere in giro questi animali - non solo nella realtà ma anche, e ormai sempre di più, in simulacri di loro stessi, sui social - che non ci ha mai sfiorato il dubbio che magari non siamo poi sempre così capaci di capirli e quindi di rapportarci a loro di conseguenza.
Molto spesso, infatti, queste creature ci passano accanto, se non addirittura vivono al nostro fianco per anni, senza che noi si sia mai riusciti davvero a sentirli e ad incontrarli nel loro mondo, ad uscire dalla nostra zona di comfort auto-riferita e vedere almeno un pochino la realtà con i loro occhi.
Il gatto infatti appartiene ad una specie che per molti versi ha caratteristiche diverse dalla nostra (e da quella del cane, che invece è più simile a noi e quindi più facilmente intuibile), ed è riuscito ad inserirsi in un mondo che è cambiato troppo in fretta, conservando un modo di interpretarlo e di viverlo che gli è proprio e che non sempre è automaticamente sovrapponibile al nostro.
Se vogliamo davvero dire di amarli e rispettarli dovremmo prima - quantomeno ogni tanto - uscire dalle costruzioni mentali che ci siamo fatti su di loro e cercare di vederli così come loro vedono sé stessi.

Il "vagabondare" del gatto è in realtà un (ri)percorrere e (ri)marcare meticolosamente il territorio in cui vive, che conosce perfettamente, considera come suo e a cui lega tutte le sue sicurezze. Questa connessione quasi simbiotica è profondissima e ancestrale, legata a doppio filo alla sua evoluzione come animale prevalentemente solitario, che deve basare la sua sopravvivenza solo su sé stesso e sulla sua capacità di gestire e sfruttare le opportunità che l'ambiente gli offre.
Da questo fondamento derivano alcune logiche conseguenze,  che dovrebbero essere sempre prese in considerazione quando si ha a che fare con un gatto:
1) Togliere un gatto dal suo territorio significa privarlo di tutti i suoi punti di riferimento e quindi impattare profondamente sulla sua percezione di sicurezza primaria.
2) Il gatto si modella moltissimo in base alle caratteristiche del suo ambiente; anche il suo comportamento, quindi,  dipenderà in buona parte da come esso è strutturato e quali sfaccettature della sua indole gli darà l'opportunità di esprimere.
3) Conoscere perfettamente le caratteristiche di un determinato territorio (anche rispetto ad altri individui - felini e non - che vi dimorino, con le eventuali interazioni sociali ad essi correlati) rassicura il gatto riguardo a ciò che può cercarvi, ciò che può trovarvi, quali bisogni vi può soddisfare.
Ogni cambiamento dovrà venire integrato nella sua mappa mentale  chiedendogli uno sforzo più o meno impegnativo a seconda del carattere del gatto, della natura del cambiamento stesso e dalle alternative disponibili.

Anche come viene strutturato il territorio - e quindi usato - segue peculiarità distinte e singolari, tipiche della specie: esso si compone di diverse aree, ognuna deputata a funzioni ben specifiche (coerenti con le caratteristiche fisiche e di opportunità delle diverse zone).
Se in un certo luogo c'è una tana di topolini allora quello diventerà un'area di caccia, se in un altro luogo c'è un muretto allora quello potrà venire usato come area di sorveglianza, dove c'è un orto probabilmente avremo un'area dove defecare e così  via.
Più possibilità e alternative un ambiente offre e più il gatto si sentirà a suo agio e rilassato, perché nella vita non si sa mai; meglio avere sempre pronto un piano B (o C, D, E...)!
Tutte queste "foci funzionali" sono collegate tra loro tramite una rete di passaggi - anch'essi dipendenti dalla morfologia del contesto ambientale - monitorati e contrassegnati anche più volte al giorno, per aggiornarne e sottolinearne il possedimento.
E la casa dell'umano, allora, come si inserisce in questa visione?
Normalmente, per i cosiddetti "gatti di proprietà" (un termine che gli farebbe drizzare il pelo, se lo capisse!), essa dovrebbe coincidere con la "super-tana",  un luogo dove ci si sente al sicuro, dove ci si può rilassare, riposare e recuperare dalle avventure vissute in giro.
Ma, ATTENZIONE, anche per questa funzione ci possono essere più posti! Per gatti particolarmente socievoli o con una storia che, per le più svariate ragioni e circostanze, non si sono legati ad un'abitazione in particolare, può venire assolutamente naturale visitare più case presenti nel loro territorio, in alcune trovandoci cibo, in altre riparo,  in altre coccole, in altre un po' di tutto questo.
Non è questione di "tradimento" o di "ruffianaggiane", ma solo di cogliere delle opportunità  di sopravvivenza.

Logiche  conseguenze?
1) Un gatto che viene a mangiare da noi, che viene a dormire da noi, che viene a farsi accarezzare da noi, non è detto che non abbia uno o più altri posti dove va a fare altrettanto e qualcuno che si aspetta di essere il suo "proprietario"
 2) Se da noi troverà cibo/riparo/interazioni/..., integrerà nella sua mappa mentale che la nostra casa (o noi) avrà quella "funzione" e vi farà affidamento anche per il futuro, magari a discapito di altre postazioni.
3) Se improvvisamente decidessimo che non possiamo o vogliamo dare più al gatto ciò che gli abbiamo dato fino a quel momento - e su cui lui alla fine è arrivato a fare affidamento  - non stupiamoci di andare incontro ad un periodo di rimostranze anche parecchio insistenti; i gatti sono animali molto ostinati, pazienti ed intelligenti e imparano in fretta quali segnali  comunicativi ottengono risposta.

Quindi, se cominciate a ricevere visite da parte di un gatto - che non sia palesemente sofferente, ferito o impanicato - fate un bel respiro e concedetevi un attimo per riflettere prima di fare qualsiasi cosa.
Osservatelo in quel momento e nei giorni seguenti, osservate le sue abitudini (essendo consapevoli - e quindi attenti - che potreste creargliene voi), che orari ha, che giri fa; fate delle foto e informatevi nei dintorni (o anche su siti dedicati) per capire se qualcuno lo conosce o comunque gli fa da "pied-à-terre". Se dà cenno di volersi avvicinare e anche voi foste interessati a conoscerlo, cercate di non farlo troppo vicino a casa ma in zona neutra, così da non creargli riferimenti a cui si potrà legare o rischiose sovrapposizioni con eventuali gatti già presenti.
Eventualmente, se il gatto si lascia fare, potete mettergli un "collarino" di carta con scritto il vostro numero di telefono e la richiesta di contattarvi. Cerchiamo insomma di sapere qualcosa in più di lui, prima di intervenire nella sua vita e creare magari più difficoltà che reale aiuto.

La loro vita gli appartiene di diritto e dovremmo sempre tenerlo ben presente quando ci introduciamo in essa, perché la libertà è anche innanzitutto  - a maggior ragione per uno spirito indipendente come il gatto - la possibilità di decidere per sé stessi.

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